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Gli Stati Uniti del Mondo agli Incontri Mediterranei con Papa Francesco

Gli Stati Uniti del Mondo e la Fondazione Mediterraneo hanno partecipato agli “Incontri mediterranei” organizzati a Marsiglia dal 17 al 24 settembre 2023, su iniziativa della Conferenza episcopale italiana: un processo di confronto tra le diocesi dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo è iniziato nel 2020 a Bari. Questo processo si inscrive nello spirito dei viaggi “mediterranei” di Papa Francesco, da Lampedusa (2013) a Marsiglia (2023), passando per Tirana, Sarajevo, Lesbo, Il Cairo, Gerusalemme, Cipro, Napoli, Rabat, Malta, ecc.
Dopo 490 anni dalla visita di Clemente VII, un Papa visita la città di Marsiglia.

Nell’«odierno mare dei conflitti» il Mediterraneo deve «tornare a essere laboratorio di pace» perché «esprime un pensiero non uniforme e ideologico, ma poliedrico e aderente alla realtà; un pensiero vitale, aperto e conciliante: un pensiero comunitario». E questo è particolarmente necessario nell’attuale frangente storico «dove nazionalismi antiquati e belligeranti vogliono far tramontare il sogno della comunità delle nazioni!». Infatti «con le armi si fa la guerra, non la pace, e con l’avidità di potere si torna al passato, non si costruisce il futuro».
Con questo spirito - afferma il Segretario generale Michele Capasso - Papa Francesco è a Marsiglia, dove ha concluso les “Rencontres Méditerranéennes”, alla presenza del presidente Emmanuel Macron. Parla di pace, di ambiente, e soprattutto di migranti. Lanciando un forte appello all’Europa per «assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa», nel contesto «di una collaborazione con i Paesi d’origine».
Papa Francesco parla al Palais del Pharo: lo stesso che nel 2000 vide la “Rentrée solennelle” degli Stati Uniti del Mondo e della Fondazione Mediterraneo. Accolto dal presidente Macron e dalla consorte Brigitte, ad ascoltarlo ci sono i circa 130 vescovi e giovani che partecipano ai lavori delle Rencontres, più molti altri invitati. Ci sono anche la vice presidente greca della Commissione europea Margaritis Schoinas e la francese Christine Lagard, presidente della Bce. Francesco offre un discorso ampio e articolato. Ricco di spunti. E impreziosito da numerose citazioni.
Francesco punta il dito su due parole che alimentano «le paure della gente»: “invasione” ed “emergenza”. «Ma chi rischia la vita in mare – aggiunge – non invade, cerca accoglienza». Mentre quanto all’emergenza, «il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi», che «va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà». Il mare nostrum insomma «grida giustizia, con le sue sponde che da un lato trasudano opulenza, consumismo e spreco, mentre dall’altro vi sono povertà e precarietà».
Il Papa osserva che questa situazione non è una novità degli ultimi anni e, sottolinea, «non è questo Papa venuto dall’altra parte del mondo il primo ad avvertirla con urgenza e preoccupazione». Infatti la Chiesa «ne parla con toni accorati da più di cinquant’anni».
Rivolgendosi in particolare ai cristiani, Francesco dice: «Non possiamo accettare che le vie dell’incontro siano chiuse, che la verità del dio denaro prevalga sulla dignità dell’uomo, che la vita si tramuti in morte!». Così «adorare Dio e servire il prossimo, ecco cosa conta: non la rilevanza sociale o la consistenza numerica, ma la fedeltà al Signore e all’uomo!». E’ «bello dunque che i cristiani non siano secondi a nessuno nella carità; e che il Vangelo della carità sia la magna charta della pastorale». Infatti «non siamo chiamati a rimpiangere i tempi passati o a ridefinire una rilevanza ecclesiale, siamo chiamati alla testimonianza: non a ricamare il Vangelo di parole, ma a dargli carne; non a misurare la visibilità, ma a spenderci nella gratuità».
Il Papa poi si rivolge direttamente ai vescovi. Con questa esortazione: «non carichiamo di pesi le persone, ma alleviamo le loro fatiche in nome del Vangelo della misericordia, per distribuire con gioia il sollievo di Gesù a un’umanità stanca e ferita». La Chiesa, aggiunge a braccio, non sia un insieme «di prescrizioni», una «dogana». Infatti «tutti, tutti, sono invitati».
Infine alcune indicazioni e suggerimenti più concreti. L’opportunità di una Conferenza dei vescovi del Mediterraneo, «che permetta ulteriori possibilità di scambio e dia maggiore rappresentatività ecclesiale alla regione». Lavorare per una pastorale specifica ancora più collegata sul fenomeno migratorio. L’auspicio che le università mediterranee siano «laboratori di sogni e cantieri di futuro», così «da abbattere i pregiudizi» e «scongiurare retoriche fondamentaliste». Lo sviluppo di una teologia mediterranea, che promuova «con originalità il cammino ecumenico tra i cristiani e il dialogo tra credenti di religioni diverse», riflettendo «sul mistero di Dio, che nessuno può pretendere di possedere o padroneggiare, e che anzi va sottratto ad ogni utilizzo violento e strumentale».
Concludendo il suo intervento, il Papa si è rivolto a Macron. «Il presidente - ha confidato parlando a braccio - una volta mi ha invitato a visitare la Francia, e mi ha detto così: “Ma è importante che venga a Marsiglia”».
Nel pomeriggio la Messa al Velodrome. E’ l’ultimo appuntamento di queste 27 ore passate dal Papa a Marsiglia. Lungo la strada che lo porta allo stadio sono veramente in tanti – ben centomila - a salutarlo.

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