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Papa Francesco in Mongolia

Una delegazione degli Stati Uniti del Mondo ha partecipato in Mongolia agli incontri con Papa Francesco.
Il prefetto apostolico di Ulaanbaatar traccia un bilancio del 43° viaggio apostolico di Francesco, "viandante di pace".
"Tanti mi hanno scritto perché colpiti dalle parole del Santo Padre che hanno esaltato bellezza e valore della storia e del popolo mongolo" afferma il giovane cardinale e prosegue: “Dal Papa un messaggio per il mondo e i Paesi vicini: "Ha mostrato che non è tutto determinato solo da logiche di calcolo, potere, prevaricazione".
Il più giovane cardinale della Chiesa (49 anni), Giorgio Marengo, è felice  per la soddisfazione di una visita, da poco conclusa, quella del Papa in Mongolia, di cui lui è uno degli artefici, che ha dato "grandi risultati" per il presente e il futuro del Paese. E non solo. Risultati peraltro "inaspettati" per una Chiesa senza numeri né mezzi che si è trovata a dover organizzare un evento che ha segnato una prima volta nella storia: il viaggio di un Pontefice nella terra di Gengis Khan, cerniera centroasiatica stretta tra la Russia e la Cina, casa di una "Chiesa bambina" di poco meno di 1.500 battezzati.
Il Cardinale Marengo, anzi, “padre Giorgio” come tutti la chiamano qui, parla di “grazia totale”, di un “dono immenso” perché la gioia di avere qui il Santo Padre, con la sua testimonianza così umile, semplice e vicina ha subito creato una sintonia con la gente, con persone di ogni background possibile.
Il Segretario Generale Michele Capasso ricorda l’importanza dei piccoli Paesi per preservare valori e memorie e sottolinea il ruolo dei Paesi asiatici nello sviluppo degli Stati Uniti del Mondo.

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