Il Segretario generale Michele Capasso ed altri membri del Comitato Esecutivo Internazionale degli “Stati Uniti del Mondo” hanno partecipato a vari incontri preparatori dell’edizione 2024 delle “Journées Cinematographiques de Carthage” che si svolgeranno dal 14 al 21 dicembre 2024.
Il Segretario generale Michele Capasso, accompagnato da Rosalba Rotondo, già preside dell’Istituto Comprensivo di Scampia Alpi-Levi-Acutis, ha partecipato all’incontro con Antonia Salzano Acutis, madre del Beato Carlo Acutis, curato da padre Enzo Fortunato (direttore della comunicazione della Basilica papale di San Pietro in Vaticano e responsabile della Giornata mondiale dei bambini). “Carlo mi ha arricchito e fatto comprendere - ha affermato Padre Fortunato - che il dolore può diventare ‘senso e significato’ per orientare al meglio la vita di ognuno". “Carlo ci ha lasciati a 15 anni per una leucemia fulminante. Ha dedicato la sua breve ma intensa vita totalmente alla cura degli altri e alla preghiera. Al suo funerale la chiesa era gremita. Commossi per aver perso un amico, c'erano tanti immigrati e clochard, per i quali aveva acquistato sacchi a pelo, con i suoi risparmi. A casa lo chiamavano l'alieno, perché per la sua giovane età, era diverso, dedicando tutto il tempo che aveva alla comunità religiosa”, ha affermato Michele Capasso. "Quando ho perso mio padre - ha confessato mamma Antonia - è stata una grande mancanza, quando ho perso Carlo ho avvertito la mancanza della mia guida. Carlo mi ha cambiata". E negli anni successivi tanti sono stati i segni di bontà seminati da Carlo, riconosciuto autore di miracoli. Tra le sue grandi passioni c'era l'informatica, della quale si serviva per divulgare e testimoniare la fede attraverso la realizzazione di siti web, avvicinando così tanti suoi coetanei. Le spoglie di Carlo Acutis, proclamato beato nel 2020, riposano oggi ad Assisi, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, Santuario della Spogliazione di San Francesco. Carlo Acutis sarà canonizzato da papa Francesco nell’anno giubilare 2025 e costituirà esempio per tanti giovani, per far vivere la vita con pienezza, in cammino, insieme, per gli altri, per il bene comune. Scout seduti per terra, bambini in piedi con occhi curiosi, tanti adulti nel duomo di Scala, per ascoltare il dialogo di padre Enzo Fortunato con mamma Antonia: è il paradigma dell'evangelizzazione del quindicenne che ha messo le sue straordinarie competenze informatiche a servizio della Chiesa e che oggi vive nei miracoli e nella testimonianza incessante della madre. In questa occasione Michele Capasso ha concordato con mamma Antonia un’intervista per il libro “Stati Uniti del Mondo” e le modalità per inaugurare la cappella dedicata a Carlo presso il Museo della Pace di Napoli. Con padre Enzo Fortunato e il vescovo Orazio Soricelli sono stati ricordati i momenti salienti per addivenire agli “Stati Uniti del Mondo”.
Una delegazione degli “Stati Uniti del Mondo” ha partecipato ad alcuni momenti del viaggio apostolico di Papa Francesco a Singapore. Queste le parole del Santo Padre: “Ringrazio il Signor Presidente per le cortesi parole di benvenuto che mi ha gentilmente rivolto e che rinnovano in me la riconoscenza per la sua recente visita in Vaticano. A tutte le Autorità sono grato per la cordiale accoglienza in questa vostra città-Stato, crocevia commerciale di primaria importanza e luogo di incontro tra diversi popoli. Chi arriva qui per la prima volta non può non essere impressionato dalla selva di modernissimi grattacieli che sembrano sorgere dal mare. Essi sono una chiara testimonianza dell’ingegno umano, della dinamicità della società di Singapore e dell’acume dello spirito imprenditoriale, che qui hanno trovato un terreno fertile per esprimersi.
Una delegazione degli “Stati Uniti del Mondo” ha partecipato ad alcuni momenti del viaggio apostolico di Papa Francesco a Timor Leste. Queste le parole del Santo Padre: “Vi ringrazio per la gentile e gioiosa accoglienza in questa bella terra di Timor-Leste; e sono grato al Presidente, Signor José Ramos-Horta, per le cortesi espressioni che mi ha appena rivolto. Qui Asia e Oceania si sfiorano e, in un certo senso, incontrano l’Europa, lontana geograficamente, eppure vicina per il ruolo che essa ha avuto a queste latitudini negli ultimi cinque secoli – non mi riferisco ai pirati olandesi! Dal Portogallo, infatti, nel XVI secolo giunsero i primi missionari domenicani che portarono il Cattolicesimo e la lingua portoghese; e quest’ultima insieme alla lingua tetum sono oggi i due idiomi ufficiali dello Stato. Il Cristianesimo, nato in Asia, è arrivato a queste propaggini del continente tramite missionari europei, testimoniando la propria vocazione universale e la capacità di armonizzarsi con le più diverse culture, le quali, incontrandosi con il Vangelo, trovano una nuova sintesi più alta e profonda. Il cristianesimo si incultura, assume le culture e i diversi riti orientali, dei diversi popoli. Infatti una delle dimensioni importanti del cristianesimo è l’inculturazione della fede. Ed esso, a sua volta, evangelizza la cultura. Questo binomio è importante per la vita cristiana: inculturazione della fede ed evangelizzazione della cultura. Non è una fede ideologica, è una fede radicata nella cultura.Questa terra, ornata di montagne, foreste e pianure, circondata da un mare meraviglioso, per quello che ho potuto vedere, ricca di tante cose, di tanti frutti e legname…Con tutto ciò, questa terra ha attraversato nel recente passato una fase dolorosa. Ha conosciuto le convulsioni e le violenze, che spesso si registrano quando un popolo si affaccia alla piena indipendenza e la sua ricerca di autonomia viene negata o contrastata. Dal 28 novembre 1975 al 20 maggio 2002, cioè dall’indipendenza dichiarata a quella definitivamente restaurata, Timor-Leste ha vissuto gli anni della sua passione e della sua più grande prova. Ha sofferto. Il Paese ha saputo però risorgere, ritrovando un cammino di pace e di apertura a una nuova fase, che vuol essere di sviluppo, di miglioramento delle condizioni di vita, di valorizzazione a tutti i livelli dello splendore incontaminato di questo territorio e delle sue risorse naturali e umane”. Nei tanti incontri con il clero, i giovani e durante la Santa Messa il Papa ha sottolineato come la povertà sia presente in tante zone rurali, e alla conseguente necessità di un’azione corale di ampio respiro che coinvolga molteplici forze e distinte responsabilità, civili, religiose e sociali, per porvi rimedio e per offrire valide alternative all’emigrazione. Un richiamo poi alle piaghe sociali, come l’eccessivo uso di alcolici tra i giovani: “Tutti siamo chiamati ad agire con responsabilità - ha affermato il Papa - per prevenire ogni tipo di abuso e garantire una crescita serena ai nostri ragazzi. Affido Timor-Leste e tutto il suo popolo alla protezione dell’Immacolata Concezione, celeste Patrona invocata con il titolo di Virgem de Aitara. Ella vi accompagni e vi aiuti sempre nella missione di costruire un Paese libero, democratico, solidale e gioioso, dove nessuno si senta escluso ed ognuno possa vivere in pace e dignità. Deus abençoe Timor-Leste!Maromak haraik bênção ba Timor-Lorosa’e!”.
Una delegazione degli “Stati Uniti del Mondo” ha partecipato ad alcuni momenti del viaggio apostolico di Papa Francesco in Papua Nuova Guinea. “Una grande emozione vedere il Pontefice nei luoghi dove i salesiani di Don Bosco hanno portato gioia e speranza per i giovani – ha affermato il Segretario generale Michele Capasso – e poi la gioia di vedere il nostro ‘vescovo salesiano’ vestito ‘come un operaio’: così il Papa lo ha salutato abbracciandolo”. Tanti i momenti emozionanti: l’incontro con i fedeli nella diocesi di Vanimo, quello nel Santuario di Maria Ausiliatrice, quello con i giovani, il clero, la Santa Messa… E poi le parole del Papa: “Uno di voi mi ha chiesto: ‘Perché non sono come gli altri?’. Davvero mi viene una sola risposta a questa domanda ed è: ‘Perché nessuno di noi è come gli altri: perché siamo tutti unici davanti a Dio!’. Perciò, non solo confermo che ‘c’è speranza per tutti’ – come è stato detto – ma aggiungo anche che ciascuno di noi, nel mondo, ha un ruolo e una missione che nessun altro può svolgere e che questo, anche se comporta delle fatiche, dona allo stesso tempo un mare di gioia, in modo diverso per ogni persona. La pace e la gioia è per tutti”. Dalla metà del XIX secolo la missione qui non si è mai interrotta: religiose, religiosi, catechisti e missionari laici non hanno smesso di predicare la Parola di Dio e di offrire aiuto ai fratelli, nella cura pastorale, nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e in molti altri ambiti, affrontando non poche difficoltà, per essere per tutti strumento “di pace e di amore”. Così le chiese, le scuole, gli ospedali e i centri missionari testimoniano attorno a noi che Cristo è venuto a portare salvezza a tutti, perché ciascuno fiorisca in tutta la sua bellezza per il bene comune (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 182). Ancora il Papa nell’incontro con i giovani: “Cari amici, molti turisti, dopo aver visitato il vostro Paese, tornano a casa dicendo di aver visto ‘il paradiso’. Si riferiscono, in genere, alle attrazioni paesaggistiche e ambientali di cui hanno goduto. Noi però sappiamo che, come abbiamo detto, il tesoro più grande non è quello. Ce n’è un altro, più bello e affascinante, che si trova nei vostri cuori e che si manifesta nella carità con cui vi amate. È questo il dono più prezioso che potete condividere e far conoscere a tutti, rendendo Papua Nuova Guinea famosa non solo per la sua varietà di flora e di fauna, per le sue spiagge incantevoli e per il suo mare limpido, ma anche e soprattutto per le persone buone che vi si incontrano; e lo dico specialmente a voi, bambini, con i vostri sorrisi contagiosi e con la vostra gioia prorompente, che sprizza in ogni direzione. Siete l’immagine più bella che chi parte da qui può portare con sé e conservare nel cuore!”.